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'L canton piemontèis dla letura - Maggio 2018

L'angolo piemontese della lettura

 Il dialetto piemontese

 

Parlare i dialetti fa bene al cervello come il bilinguismo secondo alcuni studi, la nostra mente non li percepisce dissimilmente da una lingua. Anzi, all’atto pratico, padroneggiarli la allenerebbe in egual misura, con tutti i vantaggi che ne conseguono
di ROSITA RIJTANO (La Repubblica)
A volte considerati tali in maniera impropria, fin troppo spesso sottovalutati, bollati come espressione del vulgo e, quindi, di poca importanza: sono i dialetti.
Gli effetti benefici del bilinguismo sono oggi più che noti, per farsene un’idea basta scorrere i titoli delle notizie in merito: chi parla due lingue ha il cervello più forte, tanto da venir “protetto” in caso di ictus; [...] bilinguismo? Un vantaggio. si impara meglio fin da piccoli il,bilinguismo una palestra per il cervello già a 11 mesi.
 
La lenga piemontèisa
Il piemontese «Piemontèis» e anche [...] è la lingua naturale del popolo piemontese, che vive nella parte orientale del Paese di Piemonte-Savoia, nazione indipendente fino al 1860. È una lingua gallo-romanza che convive strettamente con lingue sorelle: il franco-provenzale / arpitano (lingua che conserva parecchi caratteri arcaici dello stesso piemontese), l’occitano/provenzale (lingua d’òc) e il francese (lingua d’oïl). In Piemonte è parlato anche il tedesco walser. Alcuni linguisti definiscono il piemontese una “lingua ponte” tra il sistema gallo-romanzo e le lingue dell’Italia cisalpina, così come il catalano è “lingua ponte” tra il gallo-romanzo e l’ibero-romanzo. Le differenze tra il piemontese e l’italiano sono tuttavia più marcate rispetto a quelle che separano il catalano dal castigliano [...]
                                     
 
Dove si parla
Il piemontese si parla,su tutto il territorio delle regioni Piemonte e Valle d'Aosta (comprese le aree di altra lingua minoritaria) e si estende, al di là dei confini amministrativi, in provincia di Pavia e in Liguria, sconfinando anche in territorio francese, in zone tuttavia storicamente piemontesi. Una forte emigrazione conseguente all’unificazione dell’Italia ha esportato il piemontese soprattutto in Argentina (parlato anche da molti nativi ed oggi anche oggetto di corsi universitari), in Brasile, negli Stati Uniti e in altri Paesi. Si parla inoltre presso le comunità piemontesi emigrate in Francia, anche se la vicinanza con la lingua francese ne favorisce l’assimilazione. Come lingua dell’esercito si è parlato anche in Savoia e a Nizza. Non è vero, come afferma Wikipedia, che non sia parlato nei Comuni Walser della Valsesia e dell’Ossola, dove invece la popolazione autoctona germanofona è anche in grado di esprimersi nel piemontese locale.
 
Le origini del piemontese            
La lingua piemontese nasce dal latino portato nella Gallia Cisalpina e sovrapposto alle preesistenti parlate celtiche e celto-liguri, che a sua volta subisce l’influenza di quello della Gallia Lugdunense e della Gallia Belgica. Successivamente il lessico del piemontese subirà l’influenza degli idiomi germanici, provenzali, del francese, in parte dello spagnolo e, negli ultimi secoli, dell’italiano (toscano). La posizione geografica del Piemonte determinerà profondamente il carattere della lingua, staccandola dalla compagine italica e saldandola al blocco romanzo occidentale (Lüdtke) insieme a francese, occitano, catalano, spagnolo, portoghese; fatto, questo che la qualifica come “una porta verso tre lingue mondiali” (francese, spagnolo e portoghese. […]
 
Studi, grammatiche e dizionari
La prima grammatica viene elaborata nel Secolo XVIII quasi in contemporanea da Vidon Gasch ëd Bourget e Villarodin (1773) e da Morissi Pipin e pubblicata dallo stesso Pipin nella Reale Stamperia di Torino (1783), indice di un percorso verso l’utilizzo ufficiale, che verrà stroncato dall’invasione francese del 1796. Una grammatica più completa uscirà nel 1933 (Artur Aly Belfàdel), mentre la grammatica normativa più importante, e che codifica la grafia tradizionale oggi adottata, è la “Gramàtica piemontèisa” di Camillo Brero (1967), un vero best-seller in Piemonte, comparso in più edizioni e tradotto anche in italiano. Numerosi, a partire da allora, le grammatiche, i dizionari e gli studi scientifici – redatti anche in piemontese –  […] aventi per oggetto il piemontese illustre.
Il web ha portato la conoscenza della lingua piemontese a gente che non aveva avuto l’occasione di praticarla e oggi vi si trovano facilmente grammatiche e dizionari che contribuiscono a un’alfabetizzazione della popolazione altrimenti impossibile nel contesto formativo statale. L’ostracismo della scuola produce inevitabilmente una conoscenza superficiale da parte di coloro che non ne approfondiscono lo studio; di conseguenza in rete è facile trovare anche testi non scritti correttamente o riportanti notizie non veritiere in merito alla situazione sociolinguistica del piemontese (sovente redatti in maniera fraudolenta). Si consiglia pertanto di prestare sempre molta attenzione a quanto si può reperire in rete e a rifarsi comunque ai testi di riferimento (la citata Gramàtica del Brero in primis).
 
In biblioteca Archimede
Conoscere il Piemontese P 457.1 VIG
 
Gramàtica piemontèisa :métrica e prosodìa dla poesia piemontèisa. Camillo Brero P 457.1 BRE
Guido Griva Grammatica della lingua Piemontese P 457.1 GRI
 
Michela Grosso
Grammatica della lingua Piemontese.Norme essenziali di grafia e morfologia. P 457.1 GRO
 

 
Il Piemontese in tasca. P 457.1 RUB
 
 
Vocabolari dla mala e dij  giramond.  A cura di Giuseppe GoriaP 457.1 VOC
 
Sempre in Bibblioteca Archimede
Pier Giorgio Viberti
Dizionario di...parole dimenticate da  ricordare in dialetto piemontese.P  457.1 VIB
 
Tavo Burat Lassomse nen tajé la lenga. P 457.1 LAS
 
Poesia
Ël galucio
An sla ponta dël cioché j'é un galucio, caparucio, fàit ëd tòla piturà: tuta quanta la giornà chiel a gira, chiel as vira da la part che 'l vent a tira.
Ël paisan 'an mes la piassa, quand ch'a passa, minca tant a guarda an sù, e as n'antaja -sù për giù- come 'l temp a varierà da la mira che 'l galucio a l'é voltà.
Col galucio fàit ëd tola l'é sempre bin piassà, col ch'as vira da la part che 'l vent a tira, e, guardand da sò cioché, chiel a ved sël marciapé tanta gent, pien'a 'd babìa, ch'a jë smija, ch'a veul nen ch'a sia dla dita ma 'nt la vita -gira 'd sà, gira 'd là- l'ha l'istessa teorìa dël galucio piturà.
Nino Costa
 
Traduzione in italiano
Il galletto
La sulla punta del campanile c'è un galletto, carino, fatto di latta pitturata: tutto il giorno lui si gira, lui si rigira dalla parte che il vento tira.
Il paesano in mezzo alla piazza, quando passa, ogni tanto guarda all'in su, e se ne accorge -su per giù- come il tempo cambierà dalla parte che il galletto è girato. 
Quel galletto fatto di latta è sempre ben piazzato, quello che si gira dalla parte che il vento tira, e, guardando dal suo campanile, lui vede sul marciapiede tanta gente, piena di boria, che gli assomiglia, che non vuole che sia detta ma nella vita -gira di qua, gira di la- ha la stessa teoria del galletto pitturato.  
Nino Costa
 
Fonti:
http://www.astilibri.com
http://www.mepiemont.net
http://:www.nostereis.org
http://www.libreriauniversitaria.it
http:www.google.it
http://www.gioventurapiemonteisa.net
 
Responsabile della pagina: Rosalda Grosso
 
 
 
 
 
                 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fonti:  
           
           
           
          
            
 
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